I Ted Leo & The Pharmacists sono una band indie-punk, nata nel 1999 a Washington, District of Columbia, i cui componenti ad oggi provengono un po' da tutto il nord statunitense. Strano, davvero strano, per un album che ti fa sentire come fosse già luglio, il sole a picco e la spiaggia piena di ragazze.
Giunti al loro quinto album, i Ted consolidano la loro fama: band politicamente schierata, ora che l'etichetta è cambiata (Touch 'n' Go Records, dopo la Lookout!, dichiaratasi fallita nel 2006) si spingono ancora più nei territori in fermento dell'indie statunitense, prodotti questa volta da Brendan Canty dei Fugazi. Non estranei ad una certa voglia di sperimentazioni, Ted Leo (voce, chitarra), Dave Lerner (basso), Chris Wilson (batteria) e James Canty (chitarra) con questo album ci vanno piano, rallentano sino a rasentare quasi il pop, per riuscire a risollevarsi con esplosioni di energia indie-punk a brevi tratti.
Come dicevamo, più che da Washington la band sembra provenire da qualche cartolina californiana: di punk ne è rimasto relativamente poco, coperto dalle chitarre acustiche (quelle giuste per cuccare sulla spiaggia) e dai coretti di Leo. L'apertura dell'album è affidata ad una breve overture di batteria e registrazioni campionate, Fourth World War, che dovrebbe in poco più di trenta secondi prepararci a quello che andiamo ad ascoltare. Dopo un preludio così carico ci troviamo di fronte a Son of Cain; l'impegno politico nelle parole è grande, ma le atmosfere da ballata sono troppo vicine per poterci far sperare di trovare qualcosa di anche lontanamente simile ai buoni vecchi Clash. L'andazzo continua, con punte come Who do You Love, brani in cui non possiamo proprio dire sia vivo o redivivo lo spirito punk.
Vere oasi nel buonismo musicale di un tal album sono pezzi come Bomb. Repeat. Bomb. o Annunciation Day/Born on Christmas Day, in cui rabbia e amplificatori esplodono sotto i colpi violenti della voce di Leo. L'opera si sciorina tra tracce reggae-punk (The Unwanted Things) e rock anni '70 (The Lost Brigade), per concludersi finalmente con un brano impegnato: C.I.A.
Se stavate aspettando un album carico di energia contestatrice sono spiacente di deludervi; il cd è un ottimo prodotto, suona bene, ma forse un po' troppo teso al nouveau mainstream indie per essere definito punk. All'ambiente urbano si sostituisce la spiaggia, e alle Convers la ciabattina infradito.
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